Professioni Sanitarie: E ora spunta uno “strano” schema di accordo Ministero Salute/Regioni
Nel febbraio del 2014, alla luce della legge che aveva disciplinato le “Professioni non organizzate”, Ministero della Salute e Regioni concordavano che si dovessero individuare le attività escluse dal campo di azione generale delle professioni intellettuali in quanto riservato alle professioni sanitarie.
Chiarivano da subito che le attività di diagnosi, cura, assistenza, riabilitazione e prevenzione erano riservati alle professioni sanitarie – evidentemente intese nella loro totalità, medici compresi, dato che si parlava anche di diagnosi e cura - rinviando ad un successivo accordo la “ricognizione e la declinazione” delle singole attività ascrivibili appunto a diagnosi, cura, assistenza, riabilitazione e prevenzione.
Ora, a distanza di più di tre anni, spunta uno schema di accordo molto diverso da quello che era stato demandato.
Prima di tutto non c’è traccia di alcuna “ricognizione e declinazione” di attività, ma ci si avventura a dare una descrizione dei requisiti necessari all’esercizio della attività sanitaria e del campo di attività e responsabilità che ripetono, in sintesi, concetti espressi più esaustivamente e più correttamente in altri provvedimenti legislativi, col serio rischio di creare pericolose omissioni e confusioni.
Lo schema, poi, sembra orientato più che a distinguere le attività sanitarie da quelle esercitabili dalle altre professioni intellettuali, a distinguere le attività delle professioni sanitarie della legge 42 da quelle dei medici.
Questo senza tenere in alcun conto quanto è accaduto dal febbraio 2014 a partire dall’articolo 22 del Patto per la salute e dal comma 566 della legge di stabilità 2015, che rinviano la ridefinizione delle competenze delle professioni sanitarie ad un altro tipo di percorso (accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati) e “ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia.
Questa bozza di accordo, invece – in modo unilaterale – delimita le competenze delle professioni sanitarie ignorandone l’evoluzione avvenuta dagli anni 90, quando furono emanati i profili, e pone come limite in sostanza “l’atto medico” , nella sua più totale genericità e indefinitezza.
Ci pare chiaro il rischio che con questo provvedimento non solo si vanifichi quanto è stato elaborato in questi ultimi anni ma si ipotechi anche il futuro, mettendo una pietra tombale sulla partita delle competenze avanzate, in qualunque modo si fosse voluto portarla a compimento , compreso il tavolo negoziale.
Non è certo questo di cui hanno bisogno le nostre professione ed il nostro SSN, perciò abbiamo chiesto un incontro urgente a Ministero e Regioni, rappresentando la nostra contrarietà e chiedendo la sospensione dell’iter del provvedimento.
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