Il San Matteo chiude il reparto paganti
Dal primo maggio si chiudono le porte della clinica intra moenia del policlinico San Matteo.Chi si vuole far operare a pagamento dal medico di fiducia sarà ricoverato nel reparto accanto ai pazienti assistiti dal sistema sanitario. Il mese scorso erano stati sospesi i contratti dei 3 medici che in libera professione garantivano l’assistenza ai degenti della clinica 24 ore al giorno, poi erano stati prorogati fino al 30 aprile.
Il 29 la direzione incontrerà i sindacati: occorre capire come saranno organizzati gli interventi programmati a maggio (nessuno, dice il S. Matteo, diversi per i sindacati), come sarà retribuito il personale dei reparti per il lavoro in più. In più c’è il problema di Ortopedia: Franco Benazzo richiama pazienti da tutta Italia e i suoi interventi costituiscono più della metà dell’attività dell’intra moenia, ma Ortopedia è ancora nelle vecchie cliniche e di camere singole ce n’è una. Il motivo della riorganizzazione lo avevano spiegato il direttore generale Nunzio Del Sorbo e il direttore amministrativo Roberto Pinardi: pochi interventi e troppi costi che pesano sul bilancio del San Matteo senza giustificazione ora che la senologia non opera più lì. «I primari troveranno posto per i pazienti solventi in reparto – spiegano dal San Matteo – e l’attività sarà riorganizzata, i numeri lo consentono. Nella clinica invece sarà potenziata l’attività ambulatoriale». La caposala sarà trasferita, mentre sull’utilizzo futuro delle sale operatorie, che erano usate anche dalla terapia del dolore, ancora non c’è un piano.
I sindacati non nascondono la loro contrarietà. Non meno critico è Marco Grignani, responsabile Uil San Matteo: «È incomprensibile che non venga rinnovato il contratto a 10 lavoratori interinali, quando in tante unità operative, causa la carenza di personale, non è tuttora possibile applicare la nuova turnistica, ed in altre si applica “quando possibile”. Auspichiamo un ripensamento da parte dell’amministrazione».
di Anna Ghezzi e Donatella Zorzetto
Fonte: La Provincia Pavese - 26 aprile 2016