ASST Pavia: stipendi tagliati, 30 ausiliari fanno causa
Meno soldi in busta paga e il declassamento: trenta ausiliari ospedalieri si ribellano, intentando causa a Opera Servizi, e la battaglia legale scatenata in tribunale, dove proprio in questi giorni si stanno svolgendo le prime udienze, accresce la tensione tra i lavoratori e la cooperativa forlivese dalla quale dipendono. Il sindacato segnala il tentativo da parte della coop di convincere gli ausiliari che si sono rivolti al giudice, ad ammorbidire la propria posizione.
«Stiamo raccogliendo le testimonianze – spiegano Silvia Mattoteia (UIl) e Giancarla Molinari (Cgil), le due sindacaliste che seguono da tempo la vertenza con Opera Servizi – diversi lavoratori ci hanno riferito di essere stati avvicinati dopo le udienze, per cercare di persuaderli a cambiare atteggiamento. Un modo di agire che, ovviamente, contestiamo nella maniera più decisa». Nel mirino anche il giro di vite di Opera Servizi rispetto alle mansioni svolte dagli ausiliari in ospedale.
«Fino a poco tempo fa – precisano Molinari e Mattoteia – i lavoratori potevano occuparsi dell’assistenza ai malati e il loro contributo veniva considerato prezioso in reparti, a Voghera e non solo, pesantemente a corto di personale. Adesso, invece, all’improvviso i responsabili di Opera Servizi si raccomandano di attenersi rigorosamente al mansionario, limitato ai servizi domestico-alberghieri e di supporto» (cambio biancheria, trasporto e distribuzione del vitto). Un altro stratagemma della «guerra psicologica» in corso? Il braccio di ferro tra sindacati e Opera Servizi continua da quasi un anno. Nell’agosto 2015, l’Ispettorato del lavoro ha aperto un’indagine proprio sulle presunte violazioni contrattuali (il cui esito ancora non è noto).
Gli ausiliari sono, complessivamente, 140, la maggior parte dei quali in forza agli ospedali di Voghera e Vigevano. «Con il vecchio contratto – spiega Mattoteia – la paga mensile lorda era di 1385 euro, mentre adesso è scesa a 1195, con una decurtazione di 190 euro. Sono inquadrati nella categoria A2, al giudice del lavoro chiediamo il riconoscimento della C2, qualche gradino più sopra, con il conseguente adeguamento salariale». «Nessuna pressione, nè tantomeno intidimazione nei confronti dei lavoratori, sostenere il contrario lede gravemente la nostra immagine – replica Andrea Morreale, dirigente della coop romagnola – ci sono delle cause in corso di svolgimento in tribunale, rispetteremo le sentenze comunque esse siano».
di Roberto Lodigiani
Fonte: La Provincia Pavese - 28 aprile 2016