Precari al San Matteo Venti sono a rischio «Proroga in bilico»
Per 40 di loro a partire da maggio arrivata la stabilizzazione: «Servono sostituzioni, proteste se la Regione non dà i soldi».
Venti infermieri e operatori socio sanitari rischiano il posto prima del tempo perché, se la Regione non darà le risorse aggiuntive – il milione e 800 mila euro tagliati dal budget del San Matteo per il 2015 – l’accordo che garantiva la proroga dei precari salterà.
E poi: maternità e pensionamenti (65 da inizio anno, secondo i sindacati) non sostituiti, 13 infermieri persi nell’ultimo mese perché si sono trasferiti. I sindacati annunciano battaglia se non ci sarà un cambio di direzione in Regione, «che consenta di mantenere i servizi».
«Alla nostra richiesta di mantenimento in servizio del personale precario, la direzione ha risposto che il termine di proroga dei contratti a tempo determinato al 30 settembre non è più vincolante», scrivono i sindacati nella nota congiunta dei rappresentanti di tutte le categorie, dai medici agli Oss. Ma ieri in Cda il direttore generale Angelo Cordone ha ribadito di avere ricevuto rassicurazioni dalla Regione sulle risorse aggiuntive, per poter riportare la situazione alla normalità e riaprire i posti letto chiusi per carenza di personale.
L’impressione generale, fino a prova contraria, resta quella di un ridimensionamento del San Matteo voluto dalla Regione, e i sindacati promettono battaglia: «Il budget assegnato dalla Regione per il personale – scrivono in una nota congiunta tutte le sigle sindacali della dirigenza, dei tecnici e del comparto – è insufficiente. La riduzione risulta incomprensibile stante l’apertura del nuovo Dea che ha determinato la necessità di un aumento di personale con conseguente incremento dei costi».
Le conseguenze? «La Rianimazione 1 deve prestare infermieri alla 2 per mantenere 8 letti», segnala Susanna Cellari, Uil. Roberto Gentile, Fials segnala che alcuni reparti, per gli infermieri «con limitazioni certificate dal medico» devono fare anche altro perché non c’è personale, Patrizia Sturini, Cgil, segnala la revisione dei contratti part time «trasformati in full time per coprire le emergenze» e l’«allungamento delle liste d’attesa per gli interventi o il tresferimento di pazienti perchè non bastano i letti di terapia intensiva». «Come la Cisl aveva detto – chiude Domenico Mogavino – senza risorse né certezza di averle non si doveva aprire il Dea. Serve una riorganizzazione generale».
di Anna Ghezzi
Fonte: La Provincia Pavese - 11 settembre 2015