De Filippo: “Lavoro in sanità torni protagonista. A settembre tavolo unitario con tutti i sindacati”

De Filippo: “Lavoro in sanità torni protagonista. A settembre tavolo unitario con tutti i sindacati”

De Filippo: “Lavoro in sanità torni protagonista. A settembre tavolo unitario con tutti i sindacati”

Dopo anni di moratoria potrà riprendere nei prossimi mesi la contrattazione nazionale nel pubblico impiego e quindi anche nella sanità non solo nella parte normativa ma nella sua interezza….c’è un Giudice a Berlino…il vecchio detto è sempre attuale….dopo anni di blocco contrattuale si è un po’ arrugginiti nelle relazioni sindacali…ma negoziare è come andare in bicicletta: una volta imparato, anche dopo periodi di stasi, riprendere è facile anzi automatico.
 
Certo in sanità c’è ancora da risolvere la questione del comparto di contrattazione che, come ha ribadito nell’ultimo incontro con i sindacati medici il Ministro Lorenzin, il Ministero della Salute è, da sempre e tenacemente, per la sua diversificazione e distinzione da altri settori pubblici.
 
Non è una scelta corporativa o autoreferenziale, tutt’altro: ci sono due elementi strategici a sostegno di questa tesi: il primo è dato dalla unicità del comparto sanità costituito nella sua maggioranza di addetti da oltre 30 professioni laureate in continua evoluzione scientifica, tecnologica, formativa ed ordinamentale con una organizzazione del lavoro non assimilabile ad altra mentre il secondo è dato dall’obiettivo che si vuol dare alla contrattazione che deve essere sempre più strumentale e funzionale alle attuazione delle scelte nazionali e regionali di programmazione sanitaria e sociosanitaria attraverso l’apporto convinto, condiviso e concertato dei professionisti ed operatori della salute anche attraverso le loro rappresentanze sindacali, il tutto collegato alla migliore attuazione del diritto alla salute individuale e collettiva come sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

L’ultimo incontro del Ministro Lorenzin con i sindacati medici sulla appropriatezza prescrittiva e sulla responsabilità professionale ha fatto registrare un diverso clima di confronto che potrà e dovrà svilupparsi a settembre entrando più approfonditamente nel merito dei provvedimenti riattivando una metodologia di relazioni sindacali che esalta le componenti positive e costruttivi e depotenzia il conflitto, quando non è necessario.
 
E’ evidente che il confronto sindacale non potrà esaurirsi solo con le rappresentanze medichema, fermo restando il diritto sacrosanto del momento specifico per ogni professione di confrontarsi con il Ministero e le Regioni sulle proprie questioni e quella dell’appropriatezza medica rientra in questo caso, da settembre il confronto con i sindacati dovrà avere un momento unitario, comparto con dirigenza medica e SPTA,   sulle scelte già in essere e quello in divenire di riorganizzazione  dell’intero del SSN che è parimenti  oggetto e soggetto di una innovazione al suo interno che non ha precedenti: cioè il confronto sulla “politica industriale” del sistema salute, l’unica industria che ha come profitto il bene salute e come dividendo la qualità e l’aspettativa di vita.
 
Un’attenta riflessione su quello che è successo in quest’ultimo anno è quanto mai opportuna per una comune correzione di atteggiamenti per evitare errori ed incomprensioni.

La riflessione che emerge è la considerazione che, nonostante le successive difficoltà attuative, comunque l’approvazione del Patto per la Salute 2014/2017 è stato un grande risultato positivo ma in questa vicenda è mancato il confronto diretto con il sindacato, sia quello confederale che quello di categoria, è vero è inutile negarlo ma bisogna partire da questo dato oggettivo per cambiare verso nella modalità  e nei contenuti nelle relazioni sindacali tra Ministero della Salute e Regioni da una parte e dall’altra parte dal diffuso ed articolato soggettivismo sindacale del comparto sanità, della dirigenza medica e sanitaria, di quella tecnico, professionale ed amministrativa e del personale convenzionato medico e delle altre professioni sanitarie: oltre 800.000 professionisti produttori di salute senza il cui coinvolgimento e protagonismo attivo l’attuazione del Patto per la Salute può rischiare di rimanere uno stupendo programma riformatore ma privo delle gambe per camminare; non solo la storia italiana degli anni novanta insegna che con la concertazione si uscì positivamente dalla crisi di quel periodo ma è il modello adottato con innegabile successo in Germania, che prevede  il confronto e la concertazione con il sindacato, ad ogni livello alla base del suo successo.
 
Alla Categoria del personale della Sanità Stato e Regioni già chiedono molto e ricevono molto: è grazie al loro quotidiano sacrificio che il SSN, nonostante le risorse sempre più ridotte, garantisce ad oltre 60 milioni di cittadini italiani e di altre nazionalità, il diritto alla salute con l’impegno ed il sacrificio dei  nuovi eroi, infermieri, medici ed altri operatori  sanitari in sottorganico, con carichi di lavoro sempre più pressanti, sia quelli ultracinquantenni o ultrasessantenni  presenti nei turni notturni e festivi per garantirci le cure e l’assistenza, che  quei giovani professionisti della salute precari, con contratti flessibili co.co.co., co.co.pro o false partite iva o peggio nelle c.d. cooperative sociosanitarie, sottopagati, senza diritti, senza la certezza di un futuro professionale, operano nell’emergenza e nei settori più strategici della sanità:  guerrieri dell’unica guerra che sia giusto combattere: quella contro le malattie, gli infortuni e perché la nostra attesa di vita non solo sia più lunga ma anche migliore.
 
Sono convinto che sia l’ora che per questi  nostri eroi lo Stato e le Regioni avviino un processo innovativo per fornire loro la  giusta ed adeguata risposta che parta dall’assunto fondamentale che la risorsa umana e professionale operante per la tutela della salute sia la centralità strategica per l’attuazione dei principi dell’articolo 32 della Costituzione e della conseguente Riforma Sanitaria e pertanto, conseguentemente, si dia corso a un percorso che ne promuova e garantisca la loro valorizzazione e la partecipazione alle scelte di programmazione sanitaria e sociosanitaria a livello nazionale e regionale.
 
Avendo avuto dal Ministro Lorenzin la delega per le relazioni sindacali vorrei partire nell’assumere questo importante e qualificante incarico dal metodo, essendo questo stesso sostanza: una sfida così grande che ci attende quale l’attuazione piena ed estensiva del Patto per la Salute non può che avere come presupposto la realizzazione formale di una “Cabina di regia” tra il Ministero della Salute e gli altri Ministeri interessati, le Regioni ed i Sindacati del personale del Servizio Sanitario Nazionale, tutti nessuno escluso,  sia quello dipendente che quello convenzionato, sia quello dirigenziale, medici compresi, che quello del comparto, Cabina di Regia che è stata solennemente sancita da uno specifico Accordo Stato-Regioni.
 
Quello che a prima vista potrebbe apparire impossibile dovrebbe divenire la normalità: nuove e discontinue  modalità di relazioni sindacali siano realtà: non più tavoli negoziali separati e non comunicanti bensì un’assise unitaria ed unificante laddove i problemi ed i contenuti riguardino l’organizzazione del lavoro, l’evoluzione professionale,  il monitoraggio, la verifica delle innovazioni e la promozione di quelle positive e migliorative.

Il poter riunire in un unico tavolo tutti i sindacati rappresentativi del personale sanitario ha come prima conseguenza strategica il far divenire “il Lavoro in Sanità” il coprotagonista, insieme a chi governa ai livelli nazionale, regionale ed aziendale, dei processi in corso di riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale che, come ho detto prima, è una delle più grandi ed efficaci scelte di civiltà del nostro Stato ma anche  la più estensiva attuazione del dettato della Costituzione Repubblicana, la quale, se è, vero come è vero, la più bella che ci sia, oltre all’articolo 32 sul diritto alla salute, all’articolo 1 stabilisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, intuizione che proprio in sanità dispiega il massimo di potenzialità in quanto è qui che la risorsa umana e professionale costituisce la centralità nell’erogazione delle prestazioni ai cittadini.
 
Pertanto per la difesa, il consolidamento e l’augurabile potenziamento della natura di sistema universalistico e solidaristico di attuazione del diritto alla salute individuale e collettivaritengo che si debba prevedere, quale postulato fondamentale ed imprescindibile, in forma discontinua ed innovativa rispetto alle precedenti esperienze,  la  partecipazione, come protagonisti attivi e non come soggetti informati,  insieme a Stato e  Regioni,  dei “produttori di salute” per il tramite dei loro  rappresentanti sindacali,  professionali  e scientifici nel settore pubblico come in quello privato, sia con rapporto di lavoro dipendente che con rapporto di lavoro convenzionato, alla attività di programmazione e monitoraggio del S.S.N, ad iniziare dalla piena attuazione  del nuovo Patto per la Salute ed alla sua successiva concretizzazione ai livelli nazionale e regionale.
 
E’ evidente, infatti, che i processi di modifica innovativa che il nuovo Patto per la Salute mette in essere per difendere, consolidare e se fosse possibile estendere la capacità del SSN nella sua mission di tutela della salute individuale e collettiva, non possono che attuarsi se si realizza  la comprensione, la condivisione ed il coinvolgimento dei soggettiad iniziare dalle centinaia di migliaia di professioniste ed  professionisti sanitari, che dovranno quotidianamente programmarli, attuarli, monitorarli e verificarne gli effetti.
 
Ne consegue che si debba partire dall’evidente constatazione che il SSN avvii una profonda modifica dell’organizzazione dal funzionale all’evoluzione scientifica, tecnologica nonché dell’ordinamento e della formazione delle operatrici e degli operatori: dall’ospedale per intensità di cura alle cure primarie nel territorio presenti sulle 24 ore, alle implementazioni delle competenze delle professioni sanitarie alla valorizzazione della carriera professionale e non solo di quella gestionale della dirigenza medica e sanitaria. Sono solo alcune delle priorità la cui stessa progettazione ma soprattutto la sua realizzazione, condivisa e convinta, non possono aver corso senza il confronto e la partecipazione attiva dei soggetti che di tale modifica non saranno solo i destinatari bensì i protagonisti.
 
Il fatto che l’attuale situazione di crisi economica, non solo del SSN, come di tutto il Welfare, del nostro Stato, non sia utilizzata per negare la diretta  partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Aziende e delle Istituzioni Sanitarie al risanamento dei conti ed alla qualificazione della spesa pubblica,  bensì costituisca l’occasione favorevole ed opportuna perché, responsabilizzandoli in prima persona, ci si possa avvalere delle loro competenze scientifiche, organizzative e professionali per contribuire ad uscire da questa crisi, come fu nel dopoguerra e come in altri Stati Europei si è fatto.
 
Per  superare le sacche di inappropriatezza tecnica di inefficienze organizzative e gestionali e di utilizzo indotto o non corretto della domanda di salute, procedendo ad una qualificata revisione appropriata ed etica dell’attuale utilizzo delle risorse in grado  di invertire tale tendenza, chi più del personale, una volta motivato e responsabilizzato può contribuire a questa iniziativa di bonifica e di riutilizzo delle risorse, soprattutto se queste una volta  recuperate possano  rimanere in Sanità e finalizzate ad incentivare l’innovazione dell’organizzazione del lavoro e lo sviluppo professionale, ma anche, e soprattutto ad investire nell’occupazione, rimarginando la ferita con le nuove generazioni di professionisti della salute ai quali si sta rischiando di negargli la speranza del presente e del futuro professionale.

Non è retorico ricordare, ma è un atto dovuto, che la storia del Servizio Sanitario Nazionale, dallo scioglimento del precedente sistema mutualistico,  alla difesa e mantenimento delle sue caratteristiche di sistema universale, pubblico e solidaristico ha visto in prima fila i sindacati, gli ordini, i collegi,  le associazioni professionali e le società scientifiche  del personale, per questo per chi governa è doveroso ed etico far sì che la pluralità dei saperi professionali, che sono il valore aggiunto in sanità, siano messi in condizione di dar corso alla loro  potenzialità e capacità riformatrici in uno scenario unitario ed unificante che  superi  le consuete metodologie e ritualità della contrattazione, ancora valide per questioni specifiche e settoriali ma non  per la realizzazione di un disegno strategico di sistema, qual è il Patto per la Salute.
 
Per tutte queste considerazioni c’è necessità di una “ Cabina di regia” presso il Ministero della Salute in grado di valorizzare  la partecipazione delle rappresentanze sindacali e professionali del personale del SSN alla programmazione ed al monitoraggio dell’innovazione dell’organizzazione del lavoro sanitario,  da realizzare  oltre le già previste sedi negoziali e cioè l’area del personale a convenzione (Medicina di medicina generale, Pediatria di libera scelta, Specialistica Ambulatoriale.) quella delle dirigenze (medico veterinaria e Sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa)  e quella del Comparto nonché della galassia del settore privato. Per l’interdipendenza, l’interazione e l’integrazione funzionali di tutte queste  aree è opportuno che la “Cabina di regia” si  sviluppi in un unico ed unitario tavolo di confronto con il Ministero e le Regioni, senza nulla togliere a successivi momenti specifici ma che successivamente debbano essere ricondotti  a questo tavolo di confronto ministeriale.
 
L’avvio di un unitario ed unificante tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, maggiormente rappresentative che elabori, realizzi e verifichi intese  programmatorie con Ministero della Salute e Regioni, anche sui contenuti del Patto per la Salute,  ritengo che debba costituire la qualificata e positiva innovazione di un Ministero della Salute ma dell’intero Governo che pensionando l’era nefasta dei steccati e delle contrapposizioni, anche tra le professioni,  scateni  tutto il protagonismo attivo e positivo, con il necessario intreccio ed integrazioni dei saperi professionali, patrimonio delle centinaia di migliaia di professionisti ed operatori sanitari da investire  realizzare per la difesa, il mantenimento e, si auspica,  il potenziamento e rilancio del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
 
La prima sfida che questa “Cabina di regia” dovrà raccogliere è la scrittura condivisa con i sindacati del disegno di legge previsto dall’articolo 22 del Patto per la Salute, contribuendo a farlo uscire dall’attuale fase di stallo,  in grado non solo di adeguare lo stato giuridico del personale all’evoluzione scientifica, tecnologica, formativa ed ordinamentale in essere in sanità, ma costituisca la rifondazione di un Patto dello Stato e delle Regioni con i professionisti e gli operatori “produttori di salute” su basi e presupposti nuovi.
 
Un’altra sfida che la “Cabina di regia” dovrà far propria è lo sviluppo di una politica unitaria di superamento della conflittualità, vera o presunta che sia, tra i vari gruppi professionali, con l’obiettivo dichiarato che l’evoluzione di competenze di una professione o di un profilo professionale non è “contro” ma “insieme e con” l’altra professione facendo sì che alzando il cielo si guardi la luna e non il dito che la indica.
 
Vito De Filippo
Sottosegretario di Stato alla Salute

Fonte: Quotidiano Sanità - 15 agosto 2015

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