Intervista del Daily Nurse a Susanna Cellari (UIL FPL)
Le competenze specialistiche degli infermieri: una nuova sfida. La parola alla dottoressa Susanna Cellari coordinatore regionale UIL FPL Lombardia dell’area della professione infermieristica
Oltre che una nuova sfida, io le definirei come un nuovo traguardo che la professione infermieristica dovrà necessariamente raggiungere per proseguire nel proprio percorso di crescita professionale. Un traguardo peraltro che si sarebbe dovuto raggiungere già dal 2006, quando entrò in vigore la legge 43, siamo quindi in ritardo di 9 anni rispetto a quanto sarebbe dovuto accadere.
Questo passaggio è oramai divenuto imprescindibile per garantire la sostenibilità del nostro sistema sanitario, troppo arcaico e lento nei propri processi organizzativi e gestionali che mal si sposano con le nuove necessità assistenziali dell’utenza.
Con le nuove competenze specialistiche si dovrà necessariamente aprire la strada alla ridefinizione di ruoli e responsabilità di tutte le professioni sanitarie, compresa quella medica, per poter parlare finalmente di cooperazione, multi professionalità e gestione in equipe dei processi assistenziali e superare l’attuale sistema verticistico che è ormai divenuto obsoleto per il nostro SSN.
Con il comma 566 si vogliono rivalutare e ridefinire le capacità professionali delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
La legge di stabilità 2015 apre così le porte alle competenze specialistiche degli infermieri: sei aree di competenze e un cambio di rotta per la professione e l’assistenza, un momento importante e cruciale per la professione, cosa ne pensa ?
Sicuramente un momento importante e delicatissimo, nel quale la vera sfida sarà quella di tradurre ciò che finora è scritto sulla carta in pratica lavorativa, cosa che ad oggi non è mai stato fatto. Molteplici sono i riferimenti normativi che parlano di autonomia professionale e competenze della professione infermieristica, ma fino a quando non si procederà ad un vera e propria riorganizzazione dei processi organizzativi interni, anche le competenze specialistiche e il famigerato comma 566 rischiano di divenire solo parole scritte sulla carta ma mai attuate nella pratica.
Stiamo quindi parlando della necessità di cambiare radicalmente l’organizzazione del lavoro nel nostro sistema sanitario, passando da un sistema verticistico e medicocentrico, ad un sistema trasversale di multiprofessionalità, nel quale tutte le professioni sanitarie dovranno avere un ruolo determinante nei processi decisionali.
Questo è un cambio di rotta che tutti noi auspichiamo da tempo, tramite il quale anche la formazione complementare avrà finalmente un senso e dove i professionisti potranno conseguire un titolo master non solo per interesse di formazione personale, mettendolo poi in un cassetto, come accade ora nella maggior parte dei casi, ma potendolo conseguire con la possibilità di fruirlo veramente nella pratica lavorativa.
Dottoressa Cellari, si prospetta uno scenario ampio e progressista anche se le competenze attuali di queste professioni sono “legiferate” dalle leggi di riferimento (42/99, 251/00 e 43/06) e la norma della legge di stabilità non le mette in discussione, anzi. Il mondo infermieristico è pronto ad affrontare una sfida così importante?
Sicuramente, come ogni momento di cambiamento, anche questo non sarà privo di difficoltà, ma la nostra è una professione che se mettersi in gioco e che ha una buona capacità di adattamento, requisiti fondamentali per sopravvivere nei processi evolutivi.
Tuttavia, ai professionisti dovranno essere dati gli strumenti per potersi calare in questo nuovo scenario e gli strumenti dovranno essere norme chiare, non suscettibili ad interpretazioni da parte degli attori coinvolti, norme che stabiliscano una volta per tutte i campi d’azione e le responsabilità delle varie professioni sanitarie, per far si che tutti abbiano chiaro “chi fa cosa”, nel rispetto delle proprie competenze e della propria autonomia professionale. Questo non significa, come è stato definito da alcuni, “spacchettare” il paziente in tanti piccoli pezzi, ma bensì garantire un assistenza a 360°, sia a livello ospedaliero che sul territorio, garantendo a tutti i professionisti la propria autonomia professionale.
Con l’avvento delle competenze avanzate probabilmente si renderà anche necessario prevedere una revisione ed integrazione del nostro profilo professionale, aggiornandolo in base ai nuovi scenari che si apriranno alla professione, sarebbe inoltre auspicabile il superamento degli impedimenti normativi sulla prescrizione farmacologica e dei presidi sanitari da parte degli infermieri, così come già avviene in gran parte dei paesi della comunità europea, nonché della libera professione intramoenia, attività ancora preclusa in autonomia alle professioni sanitarie.
Quali “i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione” saranno quelli funzionali all’attuazione dei contenuti del Patto per la Salute proprio per il fatto che questa norma è stata inserita tra i provvedimenti attuativi del Patto stesso?
Che dire, con queste parole il ministro Lorenzin, nel comma 566 ha descritto un intero mondo che però manca ancora di essere veramente formalizzato. Il lavoro da fare è ancora molto e lungo, oserei dire. Si tratta di tirare una riga su quanto avvenuto fino adesso e fare il punto zero, ridefinendo tutta l’attuale struttura organizzativa del sistema.
Non vorrei essere ripetitiva, ma per poter definire quali ruoli, competenze, relazioni professionali e responsabilità saranno funzionali all’attuazione dei contenuti del Patto della Salute, è necessario procedere con l’individuazione del campo d’azione delle varie professioni sanitarie, in primis di quella medica, andando poi a ridefinire quello delle altre professioni partendo dai contenuti dei profili professionali, eventualmente rivisti, fino ad arrivare alle competenze avanzate.
Abbiamo ben chiaro quali siano i principi base che dettano le competenze e le responsabilità degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, si tratta solo di rendere veramente autonomi questi professionisti, svincolandoli dalla connessione medica nell’abito del loro campo d’azione.
Ora più che mai, è fondamentale che sindacati, istituzioni professionali e, soprattutto, i professionisti, continuino a fare fronte comune per far si che i contenuti del comma 566 non vengano modificati, sono infatti noti i continui input che bersagliano il Ministero della Salute richiedendone la modifica.
Ci può dare il suo punto di vista come coordinatore regionale UIL FPL Lombardia dell’area della professione infermieristica, uno degli attori che dovrà contribuire alla gestione di questo importante momento storico per la professione
Senza dubbio il sindacato gioca un ruolo importante e fondamentale nei processi evolutivi delle professioni. I vari coordinamenti professionali della UIL FPL e, in questo caso, il coordinamento delle professioni infermieristiche, metterà in campo tutti gli strumenti necessari a tutelare i professionisti infermieri, agendo in sinergia con le istituzioni professionali, per far si che questo cambiamento organizzativo avvenga nel rispetto delle norme contrattuali e per garantire una reale valorizzazione delle competenze infermieristiche e la necessaria revisione dell’organizzazione del lavoro.
Regione Lombardia conta un bacino di oltre 61.000 infermieri e questi professionisti tra poco dovranno rapportarsi anche con una radicale riforma del servizio sanitario regionale, il cui iter procedurale sembrerebbe essere ormai al termine.
Il testo della riforma ricalca, in parte, quanto definito nel Patto della Salute e nel comma 566, prevedendo la valorizzazione delle professioni sanitarie e la messa in campo dell’infermiere di famiglia, sarà quindi interessante vedere come queste nuove competenze verranno utilizzate in questo nuovo sistema sanitario regionale.
Un’altra partita fondamentale, nella quale il sindacato dovrà mantenere alta la guardia, sarà quella dei rinnovi contrattuali che dovranno necessariamente prevedere l’inserimento di queste nuove competenze. È infatti impensabile che con un aumento delle competenze e responsabilità non si proceda contemporaneamente con una valorizzazione economica e di carriera a livello contrattuale, questo passaggio non potrà e non dovrà essere ad iso risorse.
Come tutti sappiamo la sentenza della Consulta ha imposto il rinnovo dei contratti, anche se il Governo fa orecchie da mercante sulla questione e questo rinnovo sarà sicuramente uno dei più importanti perché, oltre che una revisione di tipo economico, dovrà ricomprendere una radicale revisione normativa, in quanto l’attuale assetto è divenuto decisamente obsoleto, non essendo più al passo con quanto accade nella pratica lavorativa, specialmente per quanto riguarda il personale infermieristico e il personale precario che, visto l’ormai ingente numero e il perdurare per lungo tempo nei contratti a termine, necessita sicuramente di un adeguamento, rispetto ai colleghi non precari, in termini di diritti contrattuali.
Analizzare la normativa in merito al percorso delle competenze infermieristiche, lei vede in questa norma, per quanto riguarda i rapporti fra comunità professionali, un confine di autonomia oppure una collaborazione?
Personalmente spero che questa norma porti finalmente a definire quali siano i confini di autonomia delle varie professioni sanitarie, perché solo così si potrà parlare anche di collaborazione.
Oggi infatti, nonostante quanto definito nei vari profili professionali, il confine di autonomia professionale risulta ancora molto nebuloso nella pratica lavorativa e suscettibile di svariate interpretazioni. Se si parla poi di rapporti tra infermieri e medici, questa problematica si esacerba ulteriormente a causa della confusione tra ciò che è cura e ciò che è assistenza e l’attuale sistema verticistico non fa altro che peggiorare le cose, soprattutto perchè i confini delle competenze del medico non sono mai stati delimitati.
Nella mia visione di riforma del sistema salute auspico quindi che ogni professione abbia ben chiaro qual è il suo confine di autonomia e che tutti operino nel rispetto delle competenze e responsabilità altrui, collaborando tra loro con un unico scopo e cioè l’assistenza e la cura degli utenti, lasciando da parte interessi lobbistici e di categoria.
I sindacati confederali sostengono, con l’implementazione delle competenze specialistiche la sicura attuazione degli interventi contenuti nel Patto per la salute per una riorganizzazione complessiva del Servizio Sanitario Nazionale, con il mantenimento di adeguati standard assistenziali. Ci si aspetta l’aumento delle assunzioni?
Dubito che un eventuale riorganizzazione del SSN possa portare ad un aumento delle assunzioni, quanto meno fino a quando non si smetterà con i tagli lineari sulla sanità. È infatti recentissima la conversione in legge del maxiemendamento sul decreto Enti Locali, che sancisce un ulteriore taglio alla sanità di 2,35 miliardi.
L’evoluzione normativa prevista per il rinnovo del servizio sanitario, comprese le competenze avanzate e le numerosissime pubblicazioni e linee guida sulla complessità assistenziale, l’intensità di cura e la necessità di una presa in carico integrata dei pazienti, non vanno di certo di pari passo con i tagli sul costo del personale che vengono continuamente riproposti.
È perfettamente inutile proclamare grandi paroloni come potenziamento della governance della sanità, sostenibilità del SSN, equità e universalità del sistema e livelli essenziali di assistenza, quando al lato pratico, si continua a ridurre e precarizzare il personale all’assistenza. Senza contare l’ormai inarrestabile utilizzo delle cooperative e agenzie interinali, veri e propri lagher per il personale infermieristico, costantemente sottopagato e demansionato.
Questa metodologia di risparmio non è più sostenibile ed è ormai divenuto imprescindibile procedere con una revisione normativa per il calcolo del fabbisogno infermieristico e degli standard assistenziali che dovranno essere univoci sul territorio nazionale. Non è più ammissibile che ogni regione possa autonomamente decidere quanto personale sia necessario in un dato contesto, originando continue disomogeneità e disparità sugli standard assistenziali, anche perchè l’attuale normativa non ha più niente a che fare con quanto realmente accade nella pratica lavorativa.
Stesso discorso vale per tutte le altre professioni sanitarie, compresi gli OSS, solo avendo un prospetto chiaro di quali e quante figure professionali debbano essere garantite obbligatoriamente nei vari contesti, si potrà prevedere un aumento delle assunzioni, oltre che la tanto auspicata qualità dell’assistenza e welfare lavorativo.
Questa revisione normativa è riportata nel Patto della Salute, ma fino a quando resteranno solo parole scritte sulla carta non si potrà andare da nessuna parte, troppi propositi e pochi fatti a parer mio.
di Alessandro Adducci
Fonte: thedailynurse.eu - 05 agosto 2015