Vertenza Maugeri «I trasferimenti sono improponibili»
I sindacati bocciano il piano presentato dalla Fondazione «Non è una proposta e così non si qualifica il personale».
Lo definiscono “Il libro dei sogni dell’amministrazione”, precisano che la trattativa deve ancora cominciare e che l’accordo sottoscritto a marzo mette al riparo da mobilità selvagge tra i centri: l’ancora di salvezza è il contratto della sanità pubblica, salvaguardato appunto con l’accordo approvato con referendum.
I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fsi rassicurano i dipendenti sulla proposta della dirigenza della Fondazione Maugeri per la riorganizzazione che prevederebbe mobilità tra i centri per riequilibrare i rapporti numerici personale/pazienti e migliorare le professionalità.
«L'accordo sottoscritto il 13 marzo, approvato da oltre l'80% dei dipendenti di Fsm – scrivono in una nota – non contempla i contenuti nella proposta presentata dall'amministrazione il 20 maggio. Gran parte di tale proposta è stata considerata dalle scriventi semplicemente "Il libro dei sogni" dell’amministrazione». «Così non è nulla, solo una proposta», dice Patrizia Sturini, Cgil. «Nell’accordo di marzo – spiega Domenico Mogavino, Cisl Fp – c’è scritto che viene rispettato il contratto collettivo nazionale della sanità pubblica sia sulla parte normativa che su quella economica. E il contratto non prevede queste mobilità selvagge ma eventualmente mobilità regolate all’interno del perimetro del contratto, quindi entro i 50 chilometri». Come è avvenuto con la chiusura del laboratorio analisi a Montescano e il personale portato a Pavia: chiuso il servizio, parte la mobilità.
«Quella di cui si è parlato è solo una proposta dell’amministrazione, degna di rispetto come tutte, ma finché non verrà fatto un accordo sindacale è carta straccia – dice Mimmo Galeppi, Uil Fpl – Per esempio: non capisco quando parlano di mobilità per acquisire professionalità, non ha senso a Pavia. In più per parlare di mobilità occorre dimostrare che ci sono degli esuberi o è stato chiuso un servizio». Come a Lumezzane, dove è stato chiuso il laboratorio: riassorbiti 4 dipendenti su 6, la mobilità si è trasformata da obbligatoria a volontaria per i due dirigenti che, spiega Galeppi, «dovevano andare a Castelgoffredo, a 150 chilometri da Lumezzane».
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Fsi hanno ricordato che «trimestralmente, da accordo, si farà il punto della situazione con l’azienda, monitorando che non si tornino a fare trattamenti differenziati ai dipendenti». «Siamo a disposizione per capire quali servizi si devono adeguare – proseguono i confederali – sulla continuità assistenziale c’è una Dgr regionale, siamo pronti a trattare su una proposta che permetta di dare il servizio 7 giorni su 7, come abbiamo fatto altrove, mantenendo ad esempio 5 giorni di lavoro».
Sulla tredicesima, infine, i sindacati pretenderanno come da accordo il pagamento in un’unica tranche.
Fonte: La Provincia Pavese - 26 maggio 2015