Nel 2015-2016 fabbisogno a -5%. Mangiacavalli: "Quali spazi per l'occupazione"
Frena il fabbisogno delle professioni sanitarie per l’anno accademico 2015-2016: -5% in generale, che corrisponde a -1.402 unità rispetto all’anno precedente, di cui 1.183 (-6,1%) sono infermieri. Colpa della crisi occupazionale, nonostante le professioni sanitarie restino ai primo posti assoluti nella classifica dell’occupazione a uno, tre e cinque anni dalla laurea, secondo l’ultimo rapporto Almalaurea.
«La riduzione del fabbisogno – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi - sconta necessariamente da un lato la crisi occupazionale, anche se nel settore sanitario è in toni minori che per altre professioni e dall’altro la crisi economica che per consentire soprattutto alle Regioni in deficit di rientrare dal debito, ha chiuso le porte a ogni tipo di assunzione, riducendo di conseguenza la possibilità di turn over. Ma non perché il Ssn ha le porte chiuse gli infermieri devono necessariamente sostenere tassi elevati di disoccupazione. Nelle strutture private, ad esempio, di posti ce ne sono e il fabbisogno è concettualmente tarato anche su queste, visto che il loro rapporto è con il servizio sanitario pubblico, soprattutto in settori propri dell’assistenza infermieristica, come quelli delle residenze assistite e dei centri di accoglienza e supporto a pazienti anziani, cronici e non autosufficienti sul territorio. Spesso però accade che queste strutture non assumano il personale formato nei nostri atenei, che garantisce il massimo livello di professionalità e di qualità anche nel rapporto con i pazienti, ma ripieghino su altre figure con diversi livelli di formazione, anche se riconosciuta in un secondo tempo a livello di Ssn, aumentando così la macchia d’olio della disoccupazione. D'altra parte - aggiunge - i nuovi scenari a medio-lungo termine che si stanno prefigurando per la sanità italiana hanno sullo sfondo un sistema pubblico che ormai ha dato e dà tutto ciò che può e un sistema assicurativo-integrativo che si sta sviluppando per riuscire a coprire i vuoti dell'assistenza. Per quersto è bene aprire un canale che sia in grado di fornire forza lavoro verificata, accreditata e di qualità».
La diminuzione del fabbisogno poi dovrà fare i conti con il “cronico scostamento”, come lo definisce lo stesso documento approvato in Stato-Regioni “tra il fabbisogno rappresentato dalle Regioni per la figura professionale di infermiere, educatore professionale, tecnico audiometrista, tecnico audioprotesista e assistente sanitario e l'offerta formativa degli atenei, che negli anni trascorsi, non ha soddisfatto detto fabbisogno”. Questo anche perché, sempre secondo il documento approvato, “negli ultimi tre anni il fabbisogno presso, sia dalle Regioni sia dalla Federazione dei Collegi Ipasvi per la professione di infermiere, risulta nettamente e costantemente diminuito ancorché superiore al corrispondente numero dei posti disponibili per l'accesso ai corsi di laurea triennale”.
Questa la situazione generale per il prossimo anno accademico:
- il fabbisogno espresso dalle Regioni relativo alle 22 professioni sanitarie nel complesso, risulta diminuito rispetto all'anno accademico precedente. L'esigenza regionale di personale sanitario è, infatti, passata da 28.646 unità del 2014/2015 a 27.244 unità per il prossimo anno accademico, con una flessione pari in valore assoluto a 1.402 unità, corrispondenti in termini percentuali a circa -5 per cento;
- le flessioni maggiormente significative del dato si registrano nelle Regioni: Sicilia (-40,6%), Calabria (- 33,6%), Molise (- 24,1%) e Veneto (-20,6%). Viceversa, ed in controtendenza., il fabbisogno delle regioni Puglia e Friuli Venezia Giulia è significativamente aumentato rispetto l'anno precedente;
- la diminuzione del fabbisogno regionale registrata per il 2015/2016 rispetto all'anno precedente riguarda la gran parte delle professioni sanitarie. Solo per le figure di logopedista (+20 unità), terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva (+40), terapista occupazionale (+ 17), educatore professionale (+39) e assistente sanitario (+16 unità) si registrano incrementi;
- in termini assoluti le diminuzioni più importanti riguardano le professioni di infermiere (-1.183 unità), ostetrica (-83 unità), tecnico sanitario di radiologia medica (-121 unità) e tecnico sanitario di laboratorio biomedico (-57 unità).
«Che la professione infermieristica sia tra le più colpite dalla riduzione del fabbisogno – aggiunge Mangiacavalli - appare scontato anche dal fatto che questa rappresenta oltre il 47% della forza lavoro del Servizio sanitario nazionale. D’altra parte anche I fabbisogni di altri laureati sanitari è in calo con i medici al -5%, gli odontoiatri al -17% e I veterinari addirittura al -28 per cento. Tuttavia gli infermieri non sono in testa alla classifica della riduzione di fabbisogno tra le professioni sanitarie. Per la professione di ostetrica il calo è infatti del -9%, per i tecnici di laboratorio si assesta al -5%, ma per quelli di radiologia è del -12%, con un andamento per questi ultimi che in quattro anni ha fatto segnare il -42% di fabbisogno.
Il vero problema però - conclude la presidente Ipasvi - non è quello dei numeri delle iscrizioni possibili agli Atenei, ma di una disoccupazione e sottoccupazione striscianti che ormai caratterizzano tutte le professioni intellettuali. E che in sanità assume connotati di vero allarme sociale, visto che a fare le spese della riduzione di personale sono i servizi erogati ai cittadini e la loro qualità. Basta pensare al dato internazionale che lega il calo di organici infermieristici a un aumento della mortalità dei pazienti del 7 per cento. A cambiare, è evidente, dovrebbe essere a questo punto il modello di organizzazione dei servizi, riducendo e tagliando i veri sprechi e premiando chi finora, il personale appunto, ha tenuto e tiene in piedi il sistema sanitario. Nonostante tutto».
Documento sui fabbisogni 2015-2016
Fonte: http://www.ipasvi.it - 15 maggio 2015