Maugeri scrive alla Regione: «Così rischiamo il crack»
Gualtiero Brugger, il bocconiano chiamato nel cda a risanare i conti della Maugeri, è stato chiaro: se la Regione dovesse pretendere 230 milioni di euro - l’equivalente dei rimborsi gonfiati incassati senza averne diritto in dieci anni - sarebbe la fine per la fondazione. Nessuna possibilità di risollevarsi. Si chiuderebbe bottega.
In una lettera r«strettamente riservata» e dai toni drammatici, inviata nei giorni scorsi, la Maugeri chiede alla Regione una transazione. Il ritiro della costituzione di parte civile nel processo penale in corso contro Formigoni, Passerino e soci in cambio di un risarcimento ancora da pattuire. Comunque non superiore a 5 milioni di euro.
«Per quanto ne sappiamo la Regione non ha ancora risposto. E questo ci preoccupa» spiegano i sindacati, pronti a tirare il freno a mano sull’accordo taglia-paghe che avrebbero dovuto sottoscrivere già la scorsa settimana, rendendolo applicabile già a partire da questo mese . «Prima vogliamo garanzie, poi firmeremo» dicono.
E per lunedì e martedì hanno già indetto assemblee con i lavoratori a Pavia e Montescano. Per la Procura di Milano tra il 2004 e il 2011 la Maugeri, con il direttore amministrativo Costantino Passerino, è riuscita a ottenere finanziamenti pubblici non dovuti grazie all’intercessione del faccendiere Pierangelo Daccò e dell’ex assessore regionale Antonio Simone. Finanziamenti extra (funzioni non tariffabili) per un totale di 230 milioni di euro.
Ora il Pirellone, guidato dal leghista Roberto Maroni, pretende che quei soldi usciti dalle sue casse gli vengano restituiti. Una cifra enorme che causerebbe il default della Maugeri. Questa somma farebbe infatti raddoppiare il debito che la fondazione ha già nei confronti di fornitori (80,3 milioni), banche (133 milioni) e altri enti. Complessivamente un’esposizione per 300 milioni che la fondazione, con il cuore operativo e il maggior numero di istituti proprio tra Pavia e provincia, deve faticosamente provare a risanare con un piano di rilancio.
Va comunque detto che il conto di 230 milioni presentato dalla Regione è il totale dei finanzianti ricevuti nel corso degli anni e la pretesa della Regione è quindi, allo stato, puramente teorica. Anche in caso di condanna in sede penale non c’è certezza che le vengano interamente accordati.
di Maria Grazia Piccaluga
Fonte: La Provincia Pavese - 8 marzo 2015