CDP, 12 infermieri non riassunti: sono quasi tutte donne. Le voci di rabbia della UIL
Incontreranno il commissario straordinario Bartolo Cozzoli il 5 febbraio prossimo alle ore 17.00. Un incontro sudato. Per ottenerlo, gli infermieri della CDP (ex Progetto Assistenza) che hanno protestato prima occupando gli uffici dell’amministrazione poi scendendo in piazza il 3 febbraio in strada per l’intera giornata. Obiettivo: chiedere e ottenere spiegazioni circa i criteri adottati per il licenziamento di 12 infermieri precari al termine del contratto trimestrale siglato lo scorso 1 novembre.
Davanti alla CDP sventolano le bandiere della UIL. Il perché non compaiano le altre sigle, lo spiega il segretario aziendale Onofrio Ambrosino, a Bisceglie in Diretta: «forse diamo fastidio a qualcuno, forse è solo una coincidenza. Sta di fatto che se al primo round di licenziamenti tutti ci scandalizzammo perché fu adottato un criterio “territoriale” (di distanza tra residenza del dipendente e sede di lavoro), questa volta si è adottato un criterio di appartenenza sindacale: i licenziati sono quasi tutti iscritti alla UIL e sono quasi tutte donne. Hanno mandato a casa i nostri, giovani e madri con figli a carico, senza lettere di dimissioni, semplicemente con un avvertimento a voce del caposala».
Ancora una volta, a quanto pare, nei licenziamenti non sarebbe stato adottato un criterio legato alla professionalità (anzianità, competenze, qualifiche) del personale.
Ma non è solo questo il motivo per cui gli infermieri protestano. Non funziona, a loro dire, tutto il sistema del turn over, che dal 1° febbraio sarebbe addirittura peggiorato: «prima erano attive 6 squadre, oggi ce ne sono 8. A dire della direzione, per questioni di risparmio. In realtà così diminuisce solo l’assistenza».
Quindi Onofrio Ambrosino aggiunge: «A dirla tutta, il turn over non lo hanno nemmeno rispettato fino in fondo: restano alcuni infermieri che ancora devono essere contattati per prestare servizio. Altri si sono già dimessi o hanno trovato, per fortuna, lavoro altrove».
Sottodimensionato nell’organico, l’istituto funziona di notte con 1 OSS ogni 40 pazienti ed 1 infermiere ogni 80. Anche nell’hospice, il fiore all’occhiello di tutta l’Opera don Uva, di notte si lavora con 1 infermiere e 1 operatore socio-sanitario.
«Non è mai stata tirata in ballo la questione dell’alloggio suore, da sempre trascurato. Attorno alla struttura ruotano 13 lavoratori ogni 5 giorni, sottoposti a turni massacranti di 7-8 notti consecutive di servizio. Non sono dipendenti CDP anche loro?»
La UIL attende risposte per gli infermieri, rassicurazioni sul piano aziendale ancora ignoto e garanzie per i pazienti, a cui ulteriori tagli certamente non possono giovare.
Fonte: http://www.bisceglieindiretta.it - 04 febbraio 2016