Nuovo centro trasfusionale al policlinico, sede provvisoria nella vecchia Medicina. «Impreparati»
Il 5 gennaio ha cominciato Melegnano. Giovedì scorso l’AO della provincia di Pavia. E da domani al Centro di validazione e lavorazione del San Matteo arriveranno le sacche dell’azienda ospedaliera di Lodi e il San Paolo di Milano. Un’ondata attesa di 300 o 400 sacche di sangue.
E la Uil lancia l’allarme: «Il centro non è pronto –, spiega Susanna Cellari della Uil Fpl. – Il personale di supporto non è sufficiente, sono 5, troppo pochi per garantire doppi turni, fanno la spola tra il vecchio servizio trasfusionale e il nuovo centro nell’ex clinica medica, con pochissimo preavviso vengono reclutati per il fine settimana e devono dunque rinunciare al riposo per gestire le sacche che arrivano sabato e domenica. In più i macchinari e i dispositivi che ci sono non sono sufficienti».
Il San Matteo è uno dei 9 centri individuati ad aprile 2014 dalla Regione per concentrare le attività di lavorazione del sangue per tutta la Lombardia: la regione ha finanziato la costruzione di un nuovo centro per accogliere le 65mila sacche l’anno previste e sono stati assunti 8 tecnici (uno ha dato le dimissioni e è stato chiamato quello successivo in graduatoria, che così però ha lasciato un posto vuoto e ancora scoperto al vecchio centro trasfusionale.
Al momento la nuova sede non c’è: c’è una sistemazione provvisoria in una delle vecchie medicine (la 15). «La realizzazione del progetto definitivo, come disposto da Regione Lombardia ad aprile 2014 – si legge nella relazione sul progetto fatta dal San Matteo – e già finanziato prevedeva la dislocazione presso i locali del Padiglione 7 della Ex-Ostetricia. Non è stato realizzabile nei tempi previsti a causa di contrattempi presentatisi a carico della società Infrastrutture Lombarde incaricata di redigere il progetto esecutivo e sovrintendere il coordinamento dei lavori».
Il San Matteo, allora, ha cercato soluzioni temporanee alternative temporanee per non perdere il servizio: ex lavanderia, ex Malattie infettive, ma alla fine sono stati scelti i locali del Padiglione 3 delle Ex Medicine, su cui sono stati fatti alcuni lavori («Insufficienti», dicono i sindacati») mentre le attività trasfusionali, al momento, restano allo Snit, padiglione 12.
E gli operatori fanno avanti e indietro. «Abbiamo segnalato la mancanza di organizzazione e chiarezza su chi deve fare cosa e chiesto un incontro urgente – dice Cellari – ma il San Matteo ha risposto che solo quando l’affluenza dei centri esterni si completerà si potranno definire i flussi di lavoro, i tempi, gli orari e i ruoli mentre fino ad allora si fronteggiano le criticità che via via si presentano». (a.gh.)
Fonte: La provincia pavese - edizione del 30 gennaio 2015