Stabilità. Nel 2015 arrivano gli infermieri “specialisti"
Cure primarie e servizi territoriali/distrettuali (l’infermiere di famiglia), area intensiva e dell’emergenza-urgenza, area medica, chirurgica, neonatologica e pediatrica, salute mentale e dipendenze: eccole le aree per lo sviluppo delle competenze specialistiche degli infermieri che con il comma 566 della legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre) definitivamente approvata e che entrerà in vigore dal primo gennaio prossimo, sono realtà.
La manovra 2015 infatti, prevede che “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia” un accordo Stato-Regioni che di fatto ha già ricevuto l’ìmprimatur dei governatori dopo un lungo percorso e l’inserimento di molti ostacoli da parte di altre professioni (medici in testa), definisca “i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari”. Naturalmente senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica.
Definizioni che da gennaio 2015 non hanno più ragione di restare in stand by e dovranno (per legge appunto) consolidarsi in campo aperto: “E’ uno snodo importante per l’assistenza sanitaria e per la professione infermieristica – commenta Annalisa Silvestro, senatrice e presidente della Federazione nazionale Ipasvi - un passaggio altrettanto importante rispetto a quello del 1999 con la legge 42 (“Disposizioni in materia di professioni sanitarie”): il processo diagnostico-terapeutico è di competenza del medico, mentre quello assistenziale è di competenza dell’infermiere. Si tratta anche – aggiunge – di un’importante occasione per una riorganizzazione del lavoro nelle strutture pubbliche dove il dispiegamento delle potenzialità delle diverse professioni, a cominciare proprio da quella infermieristica, può consentire di recuperare efficienza e appropriatezza nella risposta sociosanitaria. Un dettaglio tutt’altro che trascurabile anche in funzione di un obiettivo molto concreto”.
“Abbiamo ragionato delle competenze che definiscono l'assistenza infermieristica, della loro fisiologica e già comunemente diffusa evoluzione, di sperimentazioni ancora più innovative attuate dagli infermieri in numerosi luoghi del Paese e dell'aspettativa, già normata in una legge del 2006, di giungere, finalmente, alla figura dell’infermiere specialista. Quelle sperimentazioni e altre e ulteriori ancora, ora si potranno strutturare e ridefinire anche con l'approfondimento disciplinare di percorsi formativi e di ricerca nelle sei aree di intervento”, ha proseguito Silvestro.
La presidente ha inoltre sottolineato che l’innovazione non si ferma difronte all’assenza di un rinnovo contrattuale: “Certo, il nostro auspicio è che non si aspetti molto a mettere mano alla parete economica dei contratti – ha detto – ma in questo momento ci preoccupiamo, come peraltro è nostro compito, di porre quelle basi professionali sulle quali auspichiamo che le rappresentanze sindacali riescano a fare ancora meglio il loro lavoro, ossia valorizzare economicamente tutto questo”.
"Non ci abbiamo creduto solo noi, evidentemente. Ci crede il mondo – ha concluso Silvestro - che ha bisogno di un infermiere in grado di diversificare le proprie peculiari competenze per affrontare con abilità, capacità, scientificità e vicinanza i bisogni emergenti attraverso l’orizzontalità e la continuità dei percorsi, la diversificazione della risposta, l’intensività assistenziale infermieristica. Possiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo saputo raggiungere e di quello che siamo stati in grado di dare e che stiamo dando al sistema salute del nostro Paese. Questo ulteriore e importante tassello renderà ancora più evidente agli assistiti il valore del nostro cammino per una continua e profonda professionalizzazione”.
Fonte: Quotidiano Sanità: 30 dicembre 2014