Sicurezza dei pazienti e qualità delle cure. Quanto rischia l'Europa sotto la mannaia della crisi economica?
La crisi economica ancora in atto rischia di vanificare o arrestare i progressi fatti dai Paesi membri dell’Unione Europea per migliorare la sicurezza dei pazienti e la qualità dell’assistenza sanitaria: molti Paesi - complici le spending review imposte dall’austerity - hanno rallentato il processo di attuazione di piani nazionali efficaci su questo fronte, dando la priorità a questioni di natura strettamente finanziaria. Ciò appare ancora più grave laddove si debbano sostenere e controllare emergenze sanitarie di portata globale come l’attuale epidemia da virus Ebola che coinvolge tutti.
È l’allarme che domina il meeting “Promoting patient safety and quality of care: Policies and funding to support EU Member States - Promuovere la sicurezza del paziente e la qualità delle cure: politiche e finanziamenti a sostegno delle azioni degli Stati Membri" organizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con la Commissione Europea (Direzione Generale Salute e Consumatori), Chafea (Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute e la sicurezza alimentare) e il Ministero della Salute Italiano.
L’evento ha l’ambizione di riunire in un unico consesso rappresentanti della filiera della salute a livello europeo, nazionale e regionale. Presenti anche rappresentanti istituzionali, ospedali, associazioni di pazienti e Assobiomedica, l’associazione italiana che lavora con le imprese che producono dispositivi medici. Il tema della qualità dell'assistenza sanitaria, e in particolare la sicurezza del paziente è stato affrontato da varie iniziative nel corso degli ultimi anni a livello europeo. La sicurezza dei pazienti e la gestione del rischio clinico sono temi trasversali a diversi ambiti e punti critici per tutti i sistemi sanitari. Rappresentano elementi centrali sia per la promozione, sia per la realizzazione delle politiche di governo clinico nonché della qualità nei servizi sanitari.
Sono stati pubblicati diversi rapporti nel corso degli anni, allocati finanziamenti europei e nazionali per un’azione congiunta sul tema, fino a giungere al più recente rapporto di implementazione della Commissione Europea pubblicato nel 2014.
Sebbene da esso siano emersi tangibili progressi in Europa nell’integrare la sicurezza del paziente nelle politiche di sanità pubblica a livello europeo, il rapporto rivela però la necessità per la Commissione di continuare a monitorare i singoli Paesi membri UE, non solo sul fronte della programmazione in ambito di qualità e sicurezza, ma anche e soprattutto del coinvolgimento dei pazienti.
A causa della crisi finanziaria tuttora in corso, inoltre, molti Paesi hanno rallentato il processo di attuazione di piani nazionali efficaci, dando la priorità a questioni di natura strettamente finanziaria. La consapevolezza di tale rischio appare in crescita.
Ancora a fine 2013 i Ministri della Salute dei Paesi UE all’interno del Consiglio Epsco hanno riconosciuto che la sicurezza del paziente è una dimensione fondamentale della qualità delle cure e una delle priorità della politica sanitaria dell'Unione.
Ed è durante il semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea che durerà fino a fine anno che si realizzerà un altro importante passo in avanti in questo ambito. La Presidenza Italiana è infatti protagonista e guida di un processo di cambiamento e innovazione dei sistemi sanitari a livello europeo che pone il paziente e la sua sicurezza al centro, con l’obiettivo di contribuire a ridurre i costi del servizio pur garantendo allo stesso tempo una gestione efficace anche in vista delle crescenti emergenze sanitarie. Temi come qualità e sicurezza costringono l’Unione Europea e i singoli Stati a una riflessione più ampia sulla competenza dei vari livelli e dei vari settori (accademico, istituzionale, privato, no profit, socio sanitario) e sulla necessità di uno sforzo congiunto per un’ottimizzazione delle risorse tecniche ed economiche.
L’incontro alla Cattolica si inserisce quindi in una strategia più ampia della Commissione europea di promuovere il dibattito su temi caldi per i Paesi membri e di diffondere i risultati prodotti con il finanziamento da parte del Programma Europeo di Salute pubblica di progetti su tematiche prioritarie come qualità e sicurezza. La diffusione di questi risultati conferma l’impegno finora preso dalla Commissione e prelude la volontà e necessità di allocare nuovi finanziamenti sul tema.
Italia in prima fila su qualità e sicurezza
L’evento si svolge inoltre a seguito dell’approvazione delle conclusioni del Consiglio guidato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, su qualità e sicurezza. A conclusione di una fase di transizione politica a livello europeo, l’Italia è il paese che rilancia la discussione sul tema qualità e sicurezza con un balzo in avanti nella cooperazione tra i paesi membri e tra i vari livelli istituzionali. Lo fa a fronte e con l’obiettivo di mantenere un primato europeo in tema di efficienza del suo sistema sanitario. L’Italia come aspettativa di vita continua ad essere il terzo Paese al mondo. Tuttavia, nonostante i costi sanitari sembrano essere diminuiti, è veramente migliorata la qualità della vita? Sono dati che possono confortarci a lungo termine? Viviamo alla giornata o di rendita per il nostro stile di vita sano e per una dieta mediterranea che a oggi ci ha aiutato a essere più sani? E soprattutto, questi dati possono essere sostenibili alla luce dell’invecchiamento della popolazione, all’aumento delle cronicità e a un crescente cambiamento demografico che mette a dura prova il nostro sistema previdenziale?
“È necessario cambiare prospettiva e puntare a ottimizzazione e miglioramento di quelli già in essere – afferma Walter Ricciardi, Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità e Direttore del Dipartimento di Salute pubblica al Policlinico universitario A. Gemelli di Roma - mettendo la qualità e la sicurezza al centro, eliminando possibili sprechi, promuovendo l’integrazione tra i vari settori e un sistema di valutazione e monitoraggio (vedi anche il Piano Nazionale Esiti dell’Agenas) che miri a coinvolgere il cittadino in primis. Anche la sanità italiana può e deve contribuire alla crescita del nostro Paese e può produrre modelli esportabili in altri Paesi e contesti. Con la mobilità dei pazienti in Europa, il cittadino sentirà sempre di più di poter scegliere, grazie anche alla condivisione delle informazioni. È un processo a cui l’Italia non può e non vuole sottrarsi”.
Una sfida straordinaria, è stato più volte ribadito al convegno. E sarebbe un grave smacco perderla per un Paese che vanta una sanità di ottimo livello. Ma cosa accadrebbe, si sono interrogati gli esperti italiani, se il cittadino iniziasse a percepire un’assenza di sicurezza e qualità per un governo clinico scarso, per una sfiducia nei confronti del personale sanitario, delle strutture e prodotti utilizzati, per le lunghe attese e per la mancanza di risorse?
Accadrebbe che le Regioni e le aziende sanitarie si troverebbero a pagare il rimborso di prestazioni che non avvengono nelle proprie strutture, aggravando le sfide della sostenibilità e creando una frizione tra il nostro sistema e i suoi fruitori. È un rischio che stiamo già correndo, ma che si può prevenire con diversi interventi mirati al miglioramento. Come ribadito di recente dal Ministro della Salute Lorenzin, se vi fossero ulteriori tagli assisteremmo a una lenta e inesorabile cancellazione del carattere universale del Servizio sanitario nazionale, fiore all’occhiello della Sanità italiana, rischiando di ledere lo stesso principio costituzionale del diritto alla salute e di costringere i cittadini a curarsi all’estero presentando comunque, con la mobilità transfrontaliera, il conto allo Stato stesso.
L’Italia, è stato ribadito al convengo, dimostra di rispondere con fermezza a casi di emergenza sanitaria come quello recente della malattia da virus Ebola e allo stesso tempo anticipa il futuro, instaurando un dialogo multidisciplinare a Roma con questo convegno, preparandosi a rispondere alle sfide di lungo termine di sostenibilità e crescita.
Fonte: Quotidiano Sanità - 3 dicembre 2014