La grande bufala degli sprechi in sanità
Spinto dalla curiosità di acquisire nuove conoscenze in tema di gestione attuale del nostro Servizio Sanitario e di profonde innovazioni future, mi sono recato in una austera aula del Senato per il Convegno su “Sanità e Spending Review – Organizzazione, trasparenza e Digitalizzazione” del Think Thank Glocus dove le annunciate novità si sono rivelate una collazione di luoghi comuni, banalità e, in qualche caso, di autentiche bufale.
Non riesco a definire diversamente la stantia storiella secondo la quale sommando corruzione vera e propria, stimata in 6,4 miliardi annui (quando si dice la precisione!), le inefficienze (3,2 miliardi) e gli sprechi (14 miliardi) si evidenziano 23,6 miliardi annui di risparmi possibili senza minimamente incidere sulla qualità del servizio. Ecco quantificato il famoso “grasso che cola” !
Di fronte a calcoli come questi mi chiedo: ma quanto rubano e sprecano gli Svizzeri, la cui spesa sanitaria pro-capite è il doppio della nostra, o i tedeschi, gli scandinavi e i francesi, che tutti spendono molto più di noi? Nessuno, in quegli sventurati paesi, è in grado di spiegare all’opinione pubblica quanto sia urgente moralizzare il sistema anche al fine di attingere dalle risorse destinate alla sanità per rimpolpare altri settori del bilancio statale?
Far passare, davanti ad una platea di decisori politici, l’idea che la sanità è sovrafinanziata, che la spesa è fuori controllo e che ogni intervento finalizzato a contenerla è tecnicamente possibile e moralmente doveroso, rappresenta un’azione pericolosa perché (la metafora sanitaria è d’obbligo) non v’è terapia efficace che possa basarsi su una diagnosi errata.
Gioverà ricordare ai nostri Senatori che il servizio sanitario nazionale è l’unico settore della pubblica amministrazione che goda di buona considerazione all’estero. Ancora recentemente Bloomberg lo classificava il più efficiente del mondo dopo quelli di Singapore ed HongKong, che non sono stati nazionali. E gioverà anche invitare i ricercatori di “Glocus” a consultare i dati dell’OCSE, dai quali risulta che in nessun paese aderente all’organizzazione la spesa sanitaria è cresciuta – negli ultimi vent’anni – meno che in Italia.
L’efficienza del sistema e il suo costo basso (rapportato a quello dei paesi occidentali) ci dicono che i margini di miglioramento non possono essere ampi e che sin da ora si pone il problema di come sostenere gli oneri dell’innovazione tecnologica. Questo è il punto. Questa è la sfida che attende Governo e Parlamento.
Costruire illusioni su informazioni errate e luoghi comuni, non ci aiuterà a vincerla.
Giovanni Monchiero
Membro Commissione Affari Sociali della Camera (Scelta Civica)
Fonte: Quotidiano Sanità - 14 novembre 2014