Blocco del contratto 2015: ennesima scure sulla professione infermieristica

Blocco del contratto 2015: ennesima scure sulla professione infermieristica

Blocco del contratto 2015: ennesima scure sulla professione infermieristica

Il ministro Madia ha annunciato, anche per il 2015, la proroga del blocco del contratto per i dipendenti pubblici, perpetrando la linea di condotta dei precedenti governi per il risanamento dei conti pubblici che, invece di proporre una vera revisione strutturale della pubblica amministrazione e l’eliminazione dei continui sprechi in essa contenuti, continua a scagliarsi contro i lavoratori della sanità tramite i tagli sui salari e il blocco del turn over.

Anziché tutelare il diritto alla salute dei cittadini e, di conseguenza, la qualità dell’assistenza e delle cure erogate, si continua in questa assurda politica di recessione, senza mai fermarsi a pensare che la sanità debba essere necessariamente scorporata dal sistema della pubblica amministrazione e dai continui tagli lineari ad essa applicati.

La popolazione infermieristica risulta pesantemente penalizzata da questo intervento che peggiora ulteriormente la situazione economica di una professione già fortemente sottopagata in proporzione alle proprie responsabilità professionali, una categoria ormai demotivata e spesso soggetta a demansionamento essendo costretta a tamponare, non solo le carenze organiche infermieristiche, ma anche quelle delle altre professioni di supporto.

Gli infermieri italiani sono attualmente circa 420mila, di cui circa 300mila sono alle dipendenze di ospedali pubblici, rappresentando quasi il 50% del personale operante presso queste strutture.

Secondo una recente denuncia della Federazione IPASVI, gli infermieri dipendenti della pubblica amministrazione, a seguito del blocco contrattuale che si protrae ormai da 5 anni (2009), hanno perso circa il 22% del loro potere di acquisto e se nel 2015 il contratto non venisse rinnovato, questi professionisti perderebbero quasi un quarto del valore del loro stipendio.

Ovviamente tutto ciò è inammissibile, soprattutto se si pensa che la nostra categoria è da anni in sofferenza infatti, nonostante la grande disponibilità sul mercato del lavoro, secondo l’Health statistics 2014 dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), con dati aggiornati al 2012, in Italia mancano circa 142.546 infermieri e, dal 2011 ad oggi, 25.000 degli infermieri presenti sono disoccupati e/o in cerca di un lavoro stabile.

Anche se negli ultimi anni in Italia il numero di infermieri sia leggermente cresciuto (dai 5,9 infermieri per 1.000 abitanti del 2000 si è passati ai 6,4 nel 2012), si è ancora lontani da una condizione paragonabile con quella dei principali paesi europei ed in linea con gli standard fissati a livello internazionale dove la media OCSE si attesta agli 8,8, non a caso l’indagine statistica piazza l’Italia al 22° posto nella classifica dei 34 paesi indagati!

Questa gravissima carenza organica non fa altro che peggiorare le condizioni lavorative degli infermieri, costretti a turni massacranti e a continue ore straordinarie, spesso neppure retribuite, per garantire i minimi assistenziali.

Quindi oltre al danno, anche la beffa, se si considera che gli infermieri italiani sono tra quelli più sottopagati tra i vari paesi della comunità europea con un contratto bloccato da cinque anni, una contrattazione integrativa anch’essa congelata, straordinari non pagati e risorse aggiuntive regionali continuamente decurtate da assurde politiche regionali che giocano al ribasso sugli stipendi dei lavoratori.

Non solo la sanità dovrebbe essere scorporata dagli interventi operati sulla pubblica amministrazione, ma i professionisti sanitari dovrebbero essere scorporati dall’attuale contrattazione collettiva, creando uno specifico comparto di contrattazione che possa valorizzare le responsabilità e competenze della professione infermieristica e degli altri professionisti della salute.

Il Coordinamento Infermieristico Provinciale di Pavia

Pavia, 8 settembre 2014

 

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