Riforma PA. Il Governo dica la verità, nessun intervento sulle urgenze vere
“Il Governo dica la verità: non c’è nessun intervento sulle vere
urgenze, a partire da staffetta generazionale e centrali di acquisto”.
Questo il commento di Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni
Torluccio e Benedetto Attili - segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp,
Uil-Fpl e Uil-Pa – dopo l’ok della Camera alla legge di conversione del
decreto Pa.
“La cosiddetta riforma della Pa – continuano i segretari generali - è
solo piccola manutenzione, per di più fatta male. Lo scaglionamento del
taglio al sistema delle Camere di commercio, l’inserimento dei requisiti
professionali per la mobilità volontaria e la consultazione dei
sindacati sui criteri per quella obbligatoria, non bastano a nascondere
le voragini del provvedimento. Mentre il Governo parla di staffetta
generazionale la misura si risolve in un nuovo taglio, a partire dai
lavoratori precari della Province, i cui contratti non verranno
prorogati, e dai tirocinanti/cassintegrati della giustizia, per cui non
sono previsti stanziamenti sufficienti. La tanto celebrata abolizione
del trattenimento in servizio, che doveva produrre 15mila nuovi assunti,
riguarda a conti fatti una platea minuscola, meno di 600 dipendenti,
magistrati esclusi. Con 400mila posti di lavoro già persi in 10 anni e
una previsione di pensionamento per altri 250mila nei prossimi 5, i
nuovi ingressi non supereranno i 150mila da qui al 2019. Risultato:
100mila lavoratori in meno, saldo negativo su competenze e servizi”.
“Così come per i pensionamenti d'ufficio: come si spiega – aggiungono i
quattro sindacalisti - che un primario o un professore universitario con
il massimo dell’anzianità contributiva possano rimanere in servizio fino
a 68 anni e invece un bravo medico o fisioterapista rispettivamente a 65
e 62, senza alcuna valutazione sui fabbisogni dell’ente o sulla
professionalità del lavoratore? Non è anche questo un modo per bloccare
la crescita professionale e impedire nuove assunzioni? Quanto alle norme
sulla dirigenza, poi, siamo allo spoil system mascherato: niente su
competenze e valutazione”.
“Senza parlare della vera misura di riqualificazione della spesa: il
taglio delle 35mila stazioni appaltanti della Pa. La baldanza del
Governo si è inchinata alle proteste dei sindaci – aggiungono Dettori,
Faver, Torluccio e Attili - e la sforbiciata alle centrali d’acquisto,
che noi proponiamo da tempo di ridurre drasticamente, è andata a farsi
benedire, lasciando mano libera agli enti spendaccioni. Quando si
toccano gli interessi veri, il governo rimanda”.
“Dalle tempeste mediatiche si passi al confronto con lavoratori e
cittadini, e soprattutto al miglioramento dei servizi, i veri assenti di
questa riforma. Il Governo Renzi e la Ministra Madia hanno ancora il
tempo per occuparsene e per ricercare un dialogo virtuoso - concludono i
quattro segretari generali - a partire dalla discussione sulla legge
delega”.