Paghe tagliate alla Maugeri, lavoratori in presidio permanente
Le bandiere sventolano sulla rotonda che porta alla clinica di via Maugeri. E sulla parete di fronte alla fontana i cartelli scritti a mano dai lavoratori: «Dimettetevi», rivolti alla dirigenza della fondazione Maugeri. Alle 8, convocata un’assemblea, i lavoratori hanno deciso di raddoppiare il presidio rispetto alle ipotesi di ieri: ogni giorno per sei ore, dalle 8 alle 14, faranno i turni al presidio di protesta. Tanti pazienti si fermano, chiedono, poi, cartella clinica in una mano e penna nell’altra, hanno firmato in massa la petizione sotto il porticato dell’ingresso: «Siamo coi lavoratori, se la clinica è così rinomata è merito loro», spiega una signora, che dall’Isola d’Elba viene da 10 anni a Pavia per farsi curare.
I lavoratori della Fondazione Maugeri di Pavia avevano proclamato lo stato di agitazione l’altro ieri. «Staremo qui finché non ci ascolteranno – spiegano alcune infermiere – Non è giusto che, ancora una volta, siamo noi a pagare i danni fatti dai vertici». E il riferimento è al’inchiesta sui fondi neri per cui la Fondazione ha già dovuto patteggiare 17 milioni di euro. Il presidio permanente è la risposta decisa dalle organizzazioni sindacali della struttura in risposta alla comunicazione del consiglio d'amministrazione di voler disapplicare il contratto nazionale di lavoro della sanità pubblica per passare dal 1 ottobre prossimo a quello della sanità privata per tutti i 3500 dipendenti delle sue 21 sedi, distribuite in tutta Italia. Come spiega una nota dei sindacati, «più volte la Direzione della Fondazione ha riunito in questi anni le rappresentanze sindacali chiedendo e ottenendo dai lavoratori collaborazione, perchè così, si sarebbe usciti dalla situazione di disavanzo in cui ci siamo venuti a trovare dopo le note vicende giudiziarie. Fino allo scorso maggio scorso lo stesso presidente aveva assicurato che la Fondazione stava uscendo dalla crisi e più volte ha ribadito che gli stipendi dei dipendenti sono intoccabili». Ma in una comunicazione del 3 luglio, «l'amministrazione - continua la nota - giustifica la sua decisione in base agli esercizi di bilancio 2011, 2012, 2013 in perdita. I lavoratori e le organizzazioni sindacali, convinti che ciò sia il frutto di una gestione inadeguata, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione e dato avvio ad una serie di iniziative per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni per scongiurare la disposizione unilaterale del cda della Fondazione che comporterà una diminuzione delle retribuzioni fino al 30%, un peggioramento delle condizioni di lavoro ed un probabile calo del livello assistenziale». I dipendenti si impegnano comunque, concludono i sindacati, a far sì che ogni azione intrapresa non interferisca con l'attività assistenziale.
Fonte: La Provincia Pavese - Gelocat - 9 luglio 2014