Pensioni, Senato propone modifiche su opzione donna e part-time a 63 anni

Pensioni, Senato propone modifiche su opzione donna e part-time a 63 anni

Pensioni, Senato propone modifiche su opzione donna e part-time a 63 anni

La Commissione Lavoro di Palazzo Madama ha approvato ieri il rapporto sulle misure contenute nella legge di stabilità di competenza della Commissione presieduta da Maurizio Sacconi (NcD). Il rapporto evidenzia i principali capitoli sui quali sarebbe opportuno intervenire con apposite modifiche nel corso dell'esame del provvedimento nei prossimi giorni (il 7 novembre scade il termine per le proposte emendative presso la Bilancio).

Flessibilità in uscita. Con particolare riguardo al settore previdenza e assistenza il rapporto chiede l'approvazione di una disciplina "complessiva di integrazione e completamento della riforma previdenziale in modo che il metodo contributivo si accompagni con la ricongiunzione o il cumulo non oneroso di tutti i contributi accantonati nelle diverse gestioni, i versamenti volontari dei lavoratori e dei datori di lavoro siano incentivati, il nostro sistema disponga di norme transitorie e flessibili come tutti gli altri ordinamenti europei".

Regime Sperimentale. Per quanto riguarda l'opzione donna il rapporto avanza due proposte, finalizzate a conseguire una parificazione tra lavoratrici dipendenti e autonome ai fini della proroga della cosiddetta "opzione donna", non applicando il criterio dell'aspettativa di vita. L'opzione - si legge nel rapporto - è "una previsione rivelatasi utile e autosostenibile in quanto la copertura finanziaria è sostanzialmente garantita dal calcolo contributivo ma si segnala che mentre per le lavoratrici dipendenti occorre aver maturato almeno 57 anni di età e 35 anni di contributi, per le lavoratrici autonome sono necessari almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi, qualora maturino i requisiti entro il 31 dicembre 2015, come non si tiene conto della maturazione delle cosiddette "finestre", per cui si propone la parità di trattamento fra tutte le lavoratrici."

"Non risulta, infine, opportuno inserire in una disciplina sperimentale, quale condizione per continuare a fruire della sperimentazione dell'opzione prevista dalla legge n. 243 del 2004, il riferimento relativo all'adeguamento agli incrementi dell'aspettativa di vita in quanto suscettibile di escludere dal godimento del beneficio lavoratrici che perfezionano il requisito dell'età pensionabile nel quarto trimestre del 2015, con conseguente spostamento della pensione per quest'ultime di circa dieci anni".

Part-time. Sull'altra misura contenuta nella legge di stabilità, ovvero il part-time per quei lavoratori a tempo indeterminato del settore privato a cui manchino non più di tre anni dalla pensione di vecchiaia la Commissione suggerisce di introdurre una unica misura sperimentale abbinandola ai prepensionamenti della legge Fornero del 2012, e alla nuova staffetta introdotta con il Jobs Act (Dl 148/2015), "concentrando le risorse economiche al fine di renderla il più possibile conveniente per le imprese, prevedendo anche l’interruzione completa e anticipata del rapporto di lavoro e per i lavoratori disponendo, entro certi limiti, dello stesso trattamento pensionistico cui avrebbero diritto nell’età di vecchiaia".

Indicizzazioni. La Commissione rileva infine che la ulteriore proroga dell'attuale meccanismo di perequazione introduce "ulteriore iniquità nei confronti di molte prestazioni previdenziali che, secondo l'antico criterio sociale del rapporto con il reddito degli ultimi anni di vita lavorativa, già evidenziano per i loro titolari un peggioramento relativamente più sensibile per cui si dovrebbe quanto prima abbandonare questa insistita linea di penalizzazione delle pensioni medie e medio-basse senza indulgere a progetti di ricalcolo che mettono in discussione le basi più elementari del patto dei cittadini con lo Stato, mai modificabile quando non è dato loro più tempo per un recupero operoso del reddito".


Fonte: pensionioggi.it - 05 novembre 2015

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